
12 considerazioni sulle lauree telematiche
L’occasione di queste 12 idee viene dalla comunicazione del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi che gioisce per l’abolizione delle lauree telematiche in Psicologia (e in altre enne materie).
Appositamente le pubblico sul mio blog personale e non in qualità di Presidente di Altrapsicologia, così da essere abbastanza libero di dire quello che penso.
(1)
Chi c’è online?
Non pensiamo alle telematiche italiane. Pensiamo al fenomeno dei MOOC. La formazione online non è appannaggio delle più sfigate università per impediti cronici allo studio. Via MOOC c’è Oxford, Harvard, Columbia, Princeton, Bocconi. Mentre noi parliamo di telematiche, uno studente della remota provincia cinese può seguire un corso di robotica del MIT senza muoversi da casa. Gli psicologi no: devono andare a lezione di psicologia generale.
Per la cronaca. In FAD c’è la metà di mille dei corsi ECM, che sono pensati per gli operatori sanitari.
(2)
Stando ai dati ENPAP, le Università telematiche non sono pippe. Laureano pochissime persone, i cui redditi – in qualche modo misura del successo professionale – non differiscono da quelli dei laureati nelle università tradizionali. Quale sarebbe dunque il problema? Di principio?
(3)
C’è laurea e laurea. Quelle telematiche non sono tutte uguali.
C’è la Telamatica Sarpazzo d’Aprile con sedi a New York, Londra, Sidney e Rovolon di Vo’ per sostenere gli esami nel clima disteso dei Colli Euganei, lontano da occhi indiscreti. E poi ci sono prestigiosi corsi di Laurea in modalità telematica, promossi dalle migliori Università italiane con standard formativi altissimi. Fare di tutta l’erba un fascio non è pensare, ma agire. E pure in modo grossolano.
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Le altre professioni sanitarie e le aspirazioni di noi psicologi.
No, non basta eliminare le telematiche per diventare come gli altri. Perché noi non le facciamo le famose 12 autopsie del primo anno di medicina, dove entri con il fazzoletto sul naso per non sentire l’odore. Noi non li facciamo i famosi 12 reparti dei tre anni di infermieristica, dove strisci il badge e ti contano le medicazioni e i prelievi che hai fatto, uno ad uno. Più che togliere, si dovrebbe aggiungere. Aggiungere esperienze pratiche guidate, questo ci farebbe essere sanitari ‘come gli altri’. Ma io dubito che sia possibile in tempi brevi.
(5)
La psicologia non è tutta sanitaria. E questo è forse il più grande abbaglio. L’idea che la formazione in psicologia debba modellarsi ad un addestramento medico. Ma la psicologia non è prettamente sanitaria e non lo è in nessun paese del mondo. In nessun paese al mondo la formazione universitaria degli psicologi è stampata su quella del medico. Basta un giro sul sito dell’APA.
(6)
I santi pellegrinaggi.
Fai 30 esami alla telematica, poi ti trasferisci per amore a Roma o Padova e ovviamente devi anche passare all’Università locale per sostenere l’ultimo fatidico esame. Poi la tesi… e sei laureato a Padova, o alla Sapienza.
Ma anche, e questo dovrebbe preoccupare di più le istituzioni di categoria: faccio l’Esame di Stato dove è più facile. Perché con ennemila sedi, e nessuna idea di uniformare l’EdS, che è la vera porta della professione, questi pellegrinaggi sono all’ordine del giorno e sotto gli occhi di tutti.
(7)
Questo DM non è una cosa per gli psicologi.
Il segretissimo testo del DM, pubblicato su Facebook da un rappresentante degli studenti e ritrasmesso da Rolando Ciofi, abolisce una serie di lauree telematiche, mica solo psicologia. Di certo non è un DM fatto e pensato per gli psicologi, né tantomeno promosso dal CNOP passato, presente o futuro. Poi va bene, il gioco di prenderci meriti non nostri lo facciamo tutti e fa parte di una certo deleterio modo di fare politica. Però a tutto c’è un limite. Voglio dire: non esageriamo.
(8)
L’Università tradizionale in realtà è telematica. Lo era già quando la frequentavo io, e ci voleva il cannocchiale per vedere il docente. Oggi è tutto più moderno, e il docente lo vedi dallo schermo nell’aula accanto. Nelle aule ripiene di 200 studenti delle migliori Università tradizionali italiane, la telematica ‘a sua insaputa’ è già realtà.
(9)
Rolando Ciofi rileva, giustissimamente, che il CNOP offre annunci roboanti ma non riferisce le fonti. Cioè non si cura di rispettare il destinatario del messaggio mettendo almeno un testo, un link, qualcosa. “Non è che siamo sudditi”, considera giustamente Rolando. E neanche coglioni, aggiungo io. Ed è esattamente il punto che io rilevo da sempre sulla questione, ben più importante, dell’obbligo ECM per tutti.
(10)
Mario Sellini invoca, dalla Pagina Facebook dell’AUPI, prese di posizione da parte della categoria. Mi verrebbe da chiedergli: di grazia, ma da chi pretendi prese di posizione? Da chi – pure da [neo]Presidente di Ordine – non ha mai preso una posizione pubblica su un tema di politica professionale in vita sua? Le idee bisogna averle, per esprimerle.
(11)
Sempre Mario Sellini invoca unità d’intenti, su questo tema. Che tutti si mobilitino per sostenere questa buona causa. Mi verrebbe da dirgli che l’unità di intenti si costruisce, non viene da sé. E per costruire posizioni comuni serve un confronto aperto, trasparente. Serve che ci si fidi dell’altro, che si condivida uno spazio relazionale e sociale. Ma come insegna la famosa fiaba, nel mondo si aggirano rane e scorpioni. Molti scorpioni. È difficile che la gente si metta attorno ad un tavolo per condividere idee, se non si perde il vizio di pungere. Ma purtroppo agli scorpioni non è consentito, perché preda della propria natura.
(12)
Obbligo di frequenza.
Se le Università tradizionali non hanno obbligo di frequenza per la maggior parte degli insegnamenti, siamo a punto e a capo. Anzi: Università telematiche battono Università tradizionali 1 a zero, perché almeno le telematiche costringono la gente a vedersi tutte le lezioni e compilare via via i relativi questionari. Mi spiego meglio: ho frequentato più ore di lezione su Coursera per un corso di bioetica che per ottenere le mie due lauree in Psicologia e in Filosofia all’Università di Padova.
Io mi fermo qui. Sono solo pensieri sparsi, senza alcuna pretesa di essere precisi e puntualissimi. Altro ci sarebbe da dire ma lascerei spazio a questi nuovi presidenti che si propongono. Otto di loro li conosco personalmente e sono abbastanza certo che qualcosa abbiano da dire. Su tutti gli altri, resto in attesa.
Federico, non capita spesso, ma in questo caso concordo pienamente con le osservazioni da te proposte
Stappiamo una bottiglia 🙂