Covid e suicidi: il rischio di notizie allarmistiche.
Periodicamente la stampa parla di suicidio nel modo sbagliato, e rischia di innescare pericolosi fenomeni di emulazione.
L’effetto Werther è una delle poche certezze che abbiamo, sul suicidio.
In questo momento di pandemia, va di moda affermare che i suicidi sono in aumento o aumenteranno inevitabilmente.
Queste affermazioni non sono supportate da alcun dato solido. Questo va detto chiaro.
Sostenere che molte persone stanno utilizzando il suicidio come risposta a questa crisi è dannoso, perché normalizza un comportamento che normale non è.
Secondo l’OMS, le notizie non dovrebbero normalizzare il suicidio, rappresentarlo come una via d’uscita per le crisi, fare sensazionalismo.
Dai giornalisti posso pure aspettarmi qualche scivolata commerciale. Il suicidio vende sempre.
Ma quando si prestano gli psicologi o i clinici, la questione mi disturba molto.
In tutti questi articoli, pescati stamattina dalla rassegna stampa, il filo rosso è l’aumento dei suicidi per la pandemia.
Questa argomentazione occupa il campo percettivo, crea una narrazione, suggerisce che il suicidio è una possibilità che molte più persone stanno scegliendo.
E invece no.
✔️ Il suicidio è un fenomeno raro, e tale resta anche in questo momento.
✔️ Il suicidio non è una conseguenza o una via d’uscita inevitabile nelle crisi sociali.
✔️ Anche nelle peggiori crisi del passato, normalmente le persone non si sono suicidate in modo massiccio e inevitabile.
✔️ Nessuno può affermare che i suicidi aumenteranno in conseguenza della pandemia, nessun dato lo conferma oggi.
✔️ Pensare al suicidio può essere frequente, ed è importante fermarsi e parlarne con qualcuno.
Queste cose dobbiamo dirle, affermarle con forza.
Non si tratta assolutamente di negare le conseguenze sulla salute mentale delle persone di questa pandemia.
Si tratta, limitatamente al suicidio, di portare fatti ed evitare pericolose generalizzazioni.
Aggiungo una cosa che mi sta particolarmente a cuore: in Italia il principale fattore di rischio per i suicidi è il carcere. I detenuti muoiono per suicidio ben 10 volte più della popolazione generale.
In ultimo: usare lo spettro dei suicidi futuri per promuovere la figura dello psicologo è un passaggio che mi suona forzato.
Capisco l’obiettivo ma la modalità, forse insistente, stride.
Qui siamo in mezzo a un casino epocale.
Noi psicologi siamo parte di un sistema di aiuto alle persone.
È il sistema nel suo complesso che deve funzionare. Noi dobbiamo semplicemente contribuire con qualità ed efficacia.
Qualità ed efficacia. Dovrebbe essere questo uno dei primi impegni anche delle nostre istituzioni.
Il riconoscimento di una categoria in fondo è l’esito della sua reale utilità.