saranno famosi: ENPAP ed ENPAM citati per gli scandali
Qualcuno diceva che non importa che si parli bene o male, l’importante è che se ne parli. E sicuramente noi psicologi non ci facciamo mancare nulla, da questo punto di vista. Un articolo di Repubblica sull’evasione dei contributi alle casse previdenziali dei professionisti è l’occasione per citare “i recenti scandali che hanno colpito ENPAP (psicologi) ed ENPAM (medici)”.
Questo, perché non si pensi che i fatti accaduti solo pochi mesi fa siano dimenticati facilmente. Le compravendite immobiliari di ENPAP ed ENPAM restano oggetto di critica e dubbi da parte della società e dei media, a cui le casse devono rendere conto per il loro importante compito sociale.
da REPUBBLICA 30/04/2012
Le Casse dei professionisti a caccia di evasori contributivi
ANDREA RUSTICHELLI
È allarme evasione contributiva per le Casse dei professionisti. Una vera e propria crisi di fiducia, cui fa da lievito poderoso la crisi dei redditi, mina il rapporto tra gli enti previdenziali e i rispettivi iscritti. Una relazione complicata, che diventa pericolosa in quelle Casse composte in modo prevalente da lavoratori autonomi, quelli cioè che devono versare periodicamente sotto la propria responsabilità i contributi dovuti: caso esemplare è quello di avvocati, commercialisti, architetti e ingegneri.
Tra gli iscritti, specie i più giovani, serpeggia il malcontento. In effetti, l’incertezza della pensione futura è il fattore principale della sfiducia previdenziale: tanto che molti professionisti preferirebbero versare le quote periodiche, che rappresentano un pesante salasso su redditi già contratti, ad assicurazioni private, dove almeno si può prevedere con ragionevolezza la rendita futura. «Un conto è l’evasione, tutt’altro è l’obbiettiva difficoltà dei nostri iscritti, con la crescita delle rateizzazioni e delle morosità. È un problema serio», afferma Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, l’Associazione delle Casse private (è anche presidente dell’Inpgi, l’ente dei giornalisti). «Quanto ai rendimenti, mediamente nel decennio questi enti hanno dato tassi attorno al 3,5%, in alcuni casi al 4%. Non è poco. E in ogni caso la legge prescrive l’obbligo dei versamenti alle Casse, in vista di una copertura previdenziale universale. Noi auspichiamo un incremento della cultura previdenziale, che è un valore. Ma va anche ribadito che senza un mercato del lavoro che funzioni, non c’è previdenza».
Eppure i recenti scandali che hanno colpito l’Enpam (medici) e l’Enpap (psicologi) non aiutano a considerare gli enti previdenziali privati delle sicure e trasparenti casseforti. Il presidente dell’Enpam, l’ente più grande di tutti con un patrimonio di 11 miliardi di euro, si è autosospeso perché indagato dalla procura di Roma: gli inquirenti sospettano il reato di truffa aggravata, ipotizzando perdite per 500 milioni, frutto di spericolate operazioni finanziarie. Quanto all’Enpap, i magistrati della Capitale sono a dir poco incuriositi dall’acquisto immobiliare del gennaio 2011: l’ente ha comprato per oltre 44 milioni un palazzo nel centro di Roma, prestandosi a un’operazione che in un solo giorno ha fruttato a un senatore del Pdl, Riccardo Conti, una “cresta” di 18 milioni.
«Il fenomeno emergente, trasversale alle varie Casse, è quello di un’evasione di necessità: sempre più spesso, cioè, gli iscritti non hanno i soldi che devono pagare, oppure preferiscono fondi pensione privati a causa dell’incertezza previdenziale che attribuiscono agli enti», spiega l’avvocato Andrea Marsili, dello studio Sandulli, specializzato nei contenziosi tra gli enti e i contribuenti morosi. «In alcuni casi il professionista dichiara alla propria Cassa meno di quanto dichiara all’Agenzia delle entrate; qui basta incrociare i dati per scoprire l’evasione. In altri casi, pur dichiarando gli stessi redditi presentati al Fisco, il professionista non effettua poi i versamenti dovuti al proprio ente previdenziale».
La più colpita dal fenomeno dell’evasione è la Cassa Forense. «Su una platea di 220 mila avvocati, ogni anno abbiamo 1015 mila evasori», dice Michele Proietti, vicedirettore generale della Cassa. «Dal dicembre scorso abbiamo avviato una grossa operazione di recupero contributivo, con controlli sistematici per il quadriennio 20072010: abbiamo mandato lettere di preaccertamento a circa 56 mila professionisti, per una somma da recuperare di circa 100 milioni. Contiamo di riscuoterne il 7075%. In caso di mancato accordo, partono le cartelle esattoriali tramite Equitalia».
Sulla pessima condizione del mercato del lavoro si sofferma Paola Muratorio, presidente Inarcassa, l’ente di architetti e ingegneri. «Il drastico calo del lavoro – dice si ripercuote ovviamente sui versamenti contributivi. E meno contributi significa meno pensione per i professionisti. Oggi registriamo soprattutto difficoltà nel rispetto delle scadenze. Per questo abbiamo introdotto una proroga di 4 mesi per gli adempimenti, cui ha aderito circa il 20% dei nostri 160 mila iscritti».
Quanto alla Cassa dei commercialisti, ha di recente stretto una sintomatica alleanza col Fisco. «La mancata corrispondenza tra i redditi dichiarati alla Cassa e quelli dichiarati all’Agenzia delle entrate risulta infinitesimale», osserva Walter Anedda, presidente dell’ente. «Ciò nonostante la Cassa ha di recente firmato un accordo con l’Agenzia per lo scambio di dati utili alla lotta all’evasione fiscale e contributiva. Tale convenzione ci abilita, siamo il primo caso nella previdenza privata, all’accesso online dei dati dell’anagrafe tributaria».
Ma a preoccupare l’ente dei commercialisti è ora l’elusione che avviene alla luce del sole. Anedda punta il dito contro le “società tra professionisti”, di recente introduzione: «Rischiano di diventare – afferma il miglior strumento di elusione contributiva. Esiste un vuoto normativo che non consente il versamento della contribuzione integrativa (quella versta al professionista dal cliente, n.d.r.) sui volumi di affari prodotti da dette società. Nel caso poi in cui i soci percepiscano il proprio reddito sotto forma di dividendi, eviterebbero l’assoggettamento pure alla contribuzione soggettiva (l’aliquota pagata sul reddito netto, n.d.r.)».
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