
Perché non possiamo riavere subito tutti i contributi versati?
Questa domanda emerge sempre, nelle discussioni sulle pensioni. Ecco perché NON si può.
La pensione di base, quella obbligatoria, ha uno scopo sociale preciso nell’economia di un paese: serve a proteggere gli ALTRI dal rischio che NOI finiamo i soldi prima di morire.
Per questo motivo non viene mai ridato il capitale, ma una rendita vitalizia: restituire i soldi poco per volta, garantendoli fino all’ultimo giorno di vita, permette di stabilizzare il tenore di vita dei pensionati ed evitare che finiscano in carico alla collettività.
Si assicura stabilità della spesa pubblica e l’equilibrio sociale, nel tempo.
Ci sono però interessanti considerazioni da fare, dal vertice degli psicologi.
Kahneman e Tversky, psicologi premi Nobel per l’Economia per i loro studi sul comportamento economico delle persone, ci hanno insegnato una verità assoluta: tutti noi gestiamo il denaro in modo diverso dall’ideale matematico. Nessuno di noi funziona come un perfetto computer economico.
Le strategie che usiamo per prendere decisioni economiche funzionano nella maggioranza delle situazioni, ma con un sistematico margine di approssimazione.
Nella vita di tutti i giorni queste strategie mentali funzionano: permettono di decidere in fretta e con una ragionevole accuratezza. Ci permettono ad esempio di valutare a colpo d’occhio se il pane che stiamo comprando ha il prezzo giusto, o se abbiamo i soldi per pagare la bolletta, senza doverci impegnare in calcoli complicati.
Ma nella programmazione economica di lungo periodo o su cifre importanti, queste strategie diventano del tutto imprecise.
Vuoi una prova?
Quanti soldi ti serviranno per comprare il pane per i prossimi due mesi? e per sopravvivere dai 65 anni fino alla fine della tua vita?
Rispondere a queste domande con le nostre normali scorciatoie mentali è impossibile. Ogni stima sarebbe del tutto imprecisa.
Prendiamo ora la scelta fra rendita vitalizia e capitale: meglio 100.000 euro subito o 5.300 euro all’anno per tutta la vita? Il 60-70% delle persone sceglie il capitale. Il 95% gli italiani che hanno stipulato un fondo pensione integrativo ritira subito tutto il capitale che gli viene consentito.
Istintivamente le persone scelgono il capitale invece della rendita vitalizia. Eppure è una scelta inefficiente sul piano economico.
Una rendita vitalizia è infatti più conveniente del ritiro del capitale in unica soluzione perché: (1) copre il rischio di finire i soldi senza essere ancora morti (2) copre dall’inflazione, che in 20 anni può erodere ampiamente il valore del capitale ritirato (3) libera dalla necessità di gestire un capitale negli anni in cui le capacità cognitive e fisiche peggiorano (4) protegge dalle fluttuazioni del mercato, ad esempio del valore degli immobili o dei titoli (5) non richiede complicate valutazioni fiscali.
Queste sono solo alcune delle ragioni ‘razionali’ per cui la rendita vitalizia ha un valore economico superiore rispetto al ritiro del capitale all’inizio del periodo di pensionamento.
Eppure, se fosse data ai cittadini la possibilità di scegliere se ritirare il capitale o una rendita vitalizia, molti sceglierebbero il capitale.
E questo selezionerebbe esattamente i meno competenti nella stima dei valori economici.
A scegliere il capitale sarebbe infatti proprio i cittadini che compiono scelte economiche meno efficienti. Proprio a questi cittadini sarebbe affidato il compito di gestirsi al meglio i soldi per non pesare sulla collettività. Un paradosso.
Attenzione: le persone che scelgono il capitale non sono stupide. Non è una questione di incapacità: la mente di tutti noi tende a funzionare così, a farci scegliere un valore presente perché viene percepito come maggiore di un valore futuro, nonostante la teoria economica razionale dimostri il contrario.
Ma la nostra mente funziona così?
Nessuno dei nostri progenitori Sapiens ha mai dovuto calcolare l’interesse composto o l’effetto dell’inflazione sulla sua riserva di noci, o decidere se ritirare le prugne da un albero in unica soluzione oppure a rate per il resto della vita.
Non sono scelte che la nostra mente è capace di fare con efficienza. Per questo non è consentito in nessun paese di riprendere tutti i contributi previdenziali in unica soluzione: sarebbe una scelta inefficiente e pericolosa per l’equilibrio sociale.
Immaginiamo di dare la possibilità a tutti i cittadini di riavere, al momento del pensionamento, l’intero montante maturato in una vita. Decine o centinaia di migliaia euro a disposizione.
Come se un Sapiens si trovasse di fronte all’improvviso il più enorme albero di prugne della sua vita. Carico di una quantità inimmaginabile di frutta. Che farebbe? se le mangerebbe a rate per vent’anni? no.
Voi cosa ci fareste, avendo 180.000 euro a disposizione?
Tutti insieme non li avete mai visti.
Ci starebbe un bel viaggio: dopo una vita di lavoro ve lo meritate. E un appartamento per i figli. O per voi. E poi? beh, un piccolo investimento che offra una rendita sicura e stabile, un garage da affittare ad esempio.
Ecco. A quel punto avreste esaurito la riserva di capitale necessaria a coprirvi fino alla fine dei vostri giorni. Matematicamente: perché 180.000 diviso 18 anni (aspettativa di vita media solo la pensione) fanno 10.000 euro all’anno, meno di 1000 euro al mese.
E voi ne avete già spesi la metà.
Vi sareste accollati l’onere di gestire ad esempio un immobile, per vent’anni e più, affrontando deperimento, manutenzione, inquilini non paganti.
Sareste probabilmente i seria difficoltà.
Dovrebbe mantenervi lo Stato. La collettività. Tutti noi.
Ecco perché tutti i paesi che accedono ad un minimo livello di organizzazione e stabilità sociale, costringono i propri cittadini ad accantonare risparmi previdenziali per poi restituirli a rate, raggiunta una certa soglia d’età.
Bell’articolo, grazie. In una visione globale e generalizzaTa non fa una piega; riesce a spiegare perfettamente il motivo per cui non possiamo decidere se prelevare o meno in un ‘unica soluzione ciò che ci spetta. In una visione più ristretta, anzi soggettiva, considerando ad esempio la mia attitudine ad “organizzarmi”, a “pianificare”,”a cavarmela da sola”, “a rispettare il prossimo” e così via, mi sento un po’ limitata nella mia libertà di scelta. Detto questo, tengo a precisare, che tutto ciò non vuole essere una polemica, ma semplicemente una riflessione a voce alta.
La ringrazio per le considerazioni, che non prendo assolutamente come polemiche: lei pone un tema non da poco, è il difficile rapporto fra la vita soggettiva e i limiti del vivere collettivo, che spesso sta davvero stretto!